La cultura della legalità come primo baluardo alla lotta contro la mafia - di Generale Gianfranco Milillo
L’incontro organizzato a Bolzano dalla “Piattaforma delle Resistenze contemporanee” (un grande progetto culturale che ha come obiettivo l'attivazione di una serie di percorsi e iniziative volte a sensibilizzare la collettività sui temi della memoria e della cittadinanza attiva) con il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Franco Roberti è solo l’ultimo di un tour legato alla cultura della legalità che ha visto l’importante figura di spicco incontrare studenti ed associazioni dal sud al nord Italia per sensibilizzare le persone all’importanza della cultura della legalità come primo baluardo alla lotta contro la mafia. La forza delle mafie, come aveva affermato Don Ciotti, è, infatti, fuori dalle mafie e si trova in tutti quei settori della società civile, della politica, dell’economia e delle istituzioni che sono disposti ad entrare in rapporto con le mafie: la corruzione è lo strumento della mafia più incisivo, persino più della forza di intimidazione che viene tenuta come arma di riserva successiva.
"Lo Stato, se lo vuole, può sconfiggere la mafia e per riuscirci deve diffondere la cultura della legalità” ha affermato, infatti, il procuratore antimafia Roberti, suggerendo, inoltre, che è fondamentale “creare infrastrutture di sport e tempo libero per i giovani, oltre ai presupposti per il rispetto dei principi della Costituzione” in questa importante battaglia contro le mafie. In un altro incontro avuto con alcune centinaia di studenti a Reggio Calabria il procuratore aveva parlato dei beni confiscati alla camorra affermando che non bastava solamente confiscarli, ma occorreva destinarli a beni a uso sociale in modo corretto, trasparente ed efficiente, dopotutto le leggi affinché ciò avvenga esistono. La criminalità si vince attraverso un gioco di squadra tra istituzioni e cittadini desiderosi di cambiare in meglio il nostro paese uscendo da questa situazione che stronca vite, economia e cultura. Lo Stato sta facendo un grande lavoro di prevenzione e di indagine, grazie anche e sopratutto alle forze di Polizia e Carabinieri, ed è grazie a questo lavoro che è stato possibile sconfiggere personaggi del crimine organizzato che sembravano intoccabili. Rimane comunque ancora troppa connivenza tra colletti bianchi e corruzione e questo lo notiamo, purtroppo, quando, come è successo e mi auguro non succeda mai più, assistiamo agli arresti di persone che dell’antimafia hanno fatto la propria bandiera.
Libertà e legalità fanno parte di un vincolo indissolubile (tale era stato il tema di un incontro svolto a giugno a Maddaloni tra studenti ed istituzioni). Solo dove trionfa la legalità infatti i cittadini non subiscono ma , anzi , vedono riconosciuti i propri diritti e le regole di convivenza sociale. La legalità come forza dei deboli, baluardo contro la corruzione, la sopraffazione , il sopruso. Il concetto di legalità racchiude in sé tutti gli ideali di giustizia, libertà e verità. Senza rispetto della legge non si può lottare contro l’intolleranza, la discriminazione e la prevaricazione. Ed è quando non esiste la legalità che le associazioni malavitose trovano un terreno fertile dove crescere e diventare padroni indisturbati del territorio anche grazie ad una burocrazia, a volte poco trasparente , capace di produrre danni notevoli sia di ordine economico, sia etico.
Fondamentale per la lotta alle mafie rimane l’impegno civile, non solo il contrasto giudiziario, e quindi presidi di legalità di fronte al cedimento culturale ed etico ed all’incapacità di capire l’infiltrazione della criminalità organizzata. Ribadisce con sicurezza il procuratore antimafia: “Lo Stato se vuole può vincere la criminalità organizzata, ma serve una presa di coscienza corale dei cittadini responsabili”. In Italia c’è sicuramente una crisi di legalità, tuttavia tutti dobbiamo difendere e diffondere una cultura della cittadinanza attiva, come ha affermato il Presidente del Senato Pietro Grasso parlando agli studenti di Roma. E sono cambiati, per fortuna, anche i tempi rispetto agli anni ’80 , dove un magistrato come Giovanni Falcone nella sua personale lotta alla mafia era stato isolato dalle istituzioni e , solo dopo la sua morte, apprezzato veramente per aver creduto profondamente nella sua patria e per aver piantato il seme di una guerra contro le mafie in cui è fondamentale la partecipazione della società civile. Non potendo essere le istituzioni totalmente immuni alle infiltrazioni bisogna però avere sempre il coraggio civile e la voglia di denuncia, senza nascondere i problemi del nostro paese , ma fortificando le nostre idee per resistere alla criminalità e alla corruzione. La sfida è importante e molto delicata, è importante capire e comprendere le dinamiche mafiose e come queste non portino ricchezza al territorio ma, anzi, lo privino di fiducia e speranza nelle istituzioni: la cultura della legalità rimane il primo baluardo alla lotta contro la mafia.