Islam, Milillo (Fondazione Legalità): basta parlare d’integrazione a scuola
“Da anni si sente parlare d’integrazione, ma più passano gli anni, più perdiamo le nostre radici per favorire quell’integrazione che nel linguaggio del Corano è il percorso verso la conversione: va bene il rispetto per le diverse culture ma non parleremo più d’integrazione islamica perché le radici cristiane non possono e non devono essere messe in discussione”. Lo dice interpellato dal VELINO Gianfranco Milillo Generale a riposo dei Carabinieri, della Fondazione Legalità e Sviluppo. Il generale Milillo è impegnato con altri esponenti della società civile in un percorso di formazione destinato agli studenti. “Entriamo nelle aule a parlare di legalità ma puntuale arriva la domanda di qualche ragazzo sul tema immigrazione e islam. Devo confessare che spesso siamo spiazzati da come certi argomenti, sia sentito e da come, pur volendo avviare un percorso d’integrazione, i nostri giovani si sentano defraudati dei loro valori. Gl’islamici pretendono che le loro leggi siano tali anche nel nostro Paese e questo – aggiunge il Generale Milillo – è qualcosa di inaccettabile. Non si può avallare in un contesto democratico e civile, la considerazione della donna sottomessa all’uomo, non si può e non si deve consentire che vecchie regole delle antiche popolazioni tribali, possano sbarcare in Italia dove il processo di sviluppo è stato lungo e faticoso, per certi versi ancora in corso”. L’alto ufficiale dell’Arma incuriosito dall’argomento ha voluto comprare il Corano e studiarlo: “Sono rimasto basito da quello che ho letto. Gl’islamici più scaltri spiegano che quelle pagine sono diramazione del Vecchio testamento della Bibbia: seppur fosse così noi ci siamo evoluti dalla notte dei tempi e non vogliamo tornare indietro”. Il Generale Milillo annuncia quindi: “Continueremo a parlare di legalità nelle scuole, ma abbiamo anche deciso che l’argomento Islam non potrà trovare sponda nelle nostre attività formative. Continueremo a promuovere la cultura dell’accoglienza ma quando questa sarà figlia di un percorso di riconoscimento da parte dei migranti delle regole e delle leggi italiane. L’occhio per occhio, dente per dente o il concetto di donna schiava, non fanno parte del patrimonio di valori morali e giuridici dell’Italia”.
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