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A sessanta anni dall'eccidio del Passo di Rigano l’Arma dei Carabinieri ricorda i suoi caduti.

Palermo: a sessanta anni dall’eccidio del Passo di Rigano l’Arma dei Carabinieri ricorda i suoi caduti.

Mai dimenticare chi serve lo Stato con abnegazione, anche a costo della propria vita, diventando così testimone ed esempio di legalità, in questo contesto si colloca la commemorazione del sessantesimo anniversario della strage dei carabinieri caduti la sera del 19 agosto del 1949, quando lo scoppio di una mina anticarro, collocata dal famigerato bandito Giuliano, investì l’ultima camionetta della colonna costituita da 5 autocarri pesanti e da due autoblindo per  un totale di 60 unità del “XII Battaglione Mobile Carabinieri” di Palermo. A bordo dell’automezzo si trovavano18 Carabinieri che furono sbalzati violentemente dalla deflagrazione all’altezza del Passo di Rigano in quella che allora era una piccola borgata alle porte di Palermo, posta sulla strada provinciale SP1 di accesso alla città provenendo da Partinico e Montelepre.  L’esplosione dilaniò  il mezzo e provocò la morte di sette giovani Carabinieri, di umili origini, provenienti da varie città italiane: Giovan Battista ALOE classe 1926 da Cosenza (Lago), Armando LODDO classe 1927 da Reggio Calabria, Sergio MANCINI classe 1925 da Roma, Pasquale Antonio MARCONE classe 1922 da Napoli, Gabriele PALANDRANI classe 1926 da Ascoli Piceno, Carlo Antonio PABUSA classe 1926 da Cagliari ed Ilario RUSSO classe 1928 da Caserta.
Altri dieci carabinieri rimasero feriti alcuni in maniera grave, fra i feriti, il più grave il Carabiniere Ilario RUSSO, che morirà il giorno dopo all’ospedale militare  di Palermo. Tra i feriti vi fu l’allora Tenente Ignazio Milillo Comandante della Tenenza Suburbana di Palermo che successivamente verrà ricordato dalla storia quale artefice della cattura del Boss dei Boss Luciano Liggio.
L’eccidio di Passo di Rigano rientrava in un piano eversivo del Bandito Giuliano il quale già aveva portato a termine sino ad allora assalti contro le caserme delle località limitrofe. Per meglio comprendere l’ambiente operativo in cui è maturato l’attentato e il coraggio con cui i carabinieri affrontarono la loro missione a Bellolampo, è bene ricordare che in quegli anni la banda GIULIANO teneva in scacco lo Stato. La convergenza di interessi tra la malavita, i separatisti dell’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), i grandi latifondisti ed i boss mafiosi diede luogo ad una vera e propria guerra contro lo Stato: vennero messe in atto violente azioni di guerriglia militare contro l’Arma dei Carabinieri e l’Esercito quali baluardi dell’unità nazionale e, successivamente, contro istituzioni pubbliche e politiche. Tra gli episodi più significativi si ricorda il precedente assalto alla caserma dei carabinieri di Bellolampo (26 dicembre 1945) quando una cinquantina di banditi incappucciati attaccarono l’edificio che lo occuparono, dopo un violento combattimento, devastandolo e razziando armi e munizioni. Tre giorni più tardi venne assalita la caserma di Grisì (PA). Dopo 8 giorni toccò alla casermetta di Pioppo (PA) e nelle quarantotto ore successive fu la volta di quella di Borgetto (PA). Ancora più sanguinoso fu l’attacco a quella di Montelepre (PA), paese nativo di GIULIANO, che fu espugnata solo dopo ore di combattimento.
A sessanta anni da quei tragici fatti , lo scrivente, in Rappresentanza della Famiglia Milillo e della Fondazione “Sviluppo e Legalita” intitolata a mio padre Generale Ignazio Milillo, nonché le istituzioni civili e militari hanno voluto ricordare deponendo una corona nel luogo in cui tutto accade per rinnovare ancora una volta il fulgido esempio  dei militari periti nella strage. Presenti alla commemorazione il Comandante della Regione Carabinieri Sicilia Generale di Brigata Vincenzo Coppola ed il Comandante dei Carabinieri Provinciale di Palermo il Colonnello Teo Luzzi.. 

Gianfranco MILILLO